mercoledì 31 luglio 2013

Un'estate all'insegna del vegan..anche in Sardegna

Ormai siamo nel pieno dell'estate. C'è chi è già partito e chi è già tornato. C'è chi boccheggia ancora in città e sta ancora decidendo il da farsi. 
La nostra bellissima Italia non ha che l'imbarazzo della scelta nell'offerta turistica di mare e montagna ma di certo, uno dei luoghi più gettonati è la Sardegna.
Non la conosco, non ci sono mai stata e l'ho solo vista dalla Corsica, davanti a me, con la promessa di andarci un giorno.
Mi incuriosisce, questo è certo. Parlo delle mille sfumature, delle mille storie che mi può raccontare, dei luoghi nascosti e lontani dal jet set.
Parlo degli occhi delle famiglie sarde e delle distese naturali che si affacciano su un mare cristallino.
Penso soprattutto alla cucina sarda: al formaggio di capra, ai gnocchetti e a quantità imbarazzanti di pescato, al pane guttiau e a tutto ciò che racconta le famiglie di quel luogo.
Ma il mezzo a tutta questa semplicità ho trovato una bella scoperta: Il Camping Village Tiliguerta a Capo Ferrato. 
Il Tiliguerta si trova nel Sud Est della Sardegna, affacciato sulla splendida spiaggia di Costa Rei, una delle più belle spiagge del mondo e a pochi kilometri da paesi come Muravera, Villasimius, Castiadas, Villaputzu e San Vito.
Il campeggio, immerso in un bosco di eucalipti e pini, offre bungalow, piazzole e suite, permette di soggiornare in completo relax ma trova distrazioni e intrettenimento grazie all'animazione e alle scuole di diving e vela, alla spa e alla zona fitness. Per gli amici a quattro zampe propone persino una dog beach, cosa non così scontata.
Ma, essendo un foodblog, a noi cosa intriga?!?! IL MENU' DEL RISTORANTE!!
Ed ecco la bella sorpresa. Non solo il ristorante utilizza prodotti a km 0, quindi coltivati in loco, e ti intriga con la cucina sarda affiancata a quella internazionale. Propone altresì un menù dedicato a celiaci e vegetariani e uno per vegani che prevede il muscolo di grano.
Io, da buona carnivora, ignoravo l'esistenza del seitan fino a pochi mesi fa, figuriamoci una cosa che, nel mio mondo ha il nome di una cozza vegetariana. Quindi ho fatto i compiti e sono andata a vedere cos'è questo muscolo di grano. 
Andando sul sito dedicato a questo prodotto scopro questo:

" il suo impasto e' a base di farina di frumento, farina di legumi o di soia, acqua e olio con l’aggiunta di spezie. Ma è possibile - viene da chiedersi - che da un impasto di farine nascano alimenti simili alla carne per aspetto, consistenza e gusto? Per quanto possa sembrare strano è proprio così.
Sulla bistecchiera, la fettina di muscolo di grano è praticamente uguale a quella tradizionale. Certo inizialmente, durante la cottura, il colore non è il rosso tipico della carne al sangue, ma un giallo opaco. Messa nel piatto, però, ha le sembianze della classica bistecca. Ciò che l’occhio non vede, non sfugge comunque all’olfatto e al palato. Qui si entra nel campo dei giudizi soggettivi.
L’odore richiama leggermente quello del pane appena uscito dal forno. Al primo boccone si ha la sensazione di assaggiare qualcosa dal sapore molto simile a quello del fegato o carne miscelata a funghi, con un retrogusto particolare, dato anche dal peperoncino di cui si scorgono i pezzetti. Colpisce la consistenza: il prodotto non è per nulla gommoso, anche se il taglio con il coltello rivela una morbidezza che per forza di cose è maggiore rispetto a quella di una bistecca."

 Insomma, un applauso a questo villaggio che pensa davvero a tutto, nei minimi dettagli e riesce a convincere anche me, carnivora convinta, che forse, una sera, uno strappo alla regola lo posso fare. Non per diventare portabandiera del Meat Free Monday, ma semplicemente perchè se un'alternativa alla carne c'è, ed è buona, vale davvero la pena provarla,
E voi?  Verso quali menù siete diretti. 



Il decalogo del perfetto cliente di ristorante

Giusto ieri leggevo un articolo molto carino di Csaba dalla Zorza sul comportamento corretto da tenere a tavola. Il post riguardava le signore ma di certo anche gli uomini potevano trarne spunto. Per chi, come me, "vive" dall'altra parte della barricata e lavora in un ristorante, viene spontaneo fare mente locale a tutte quelle piccole mancanze che nota ogni giorno. Ecco allora un decalogo semiserio dei 10 atteggiamenti che il cliente da ristorante dovrebbe tenere quando è seduto a tavola:

1) Non chiamare MAI un cameriere impegnato a un altro tavolo.
2) Non monopolizzare il cameriere. Anche il resto della sala potrebbe aver bisogno dei suoi servigi
3) Il tavolo da pranzo non è uno svuotatasche. Tutta quella roba appoggiata sopra non credo serva!!
4) Non chiamare il cameriere come se fosse il tuo cagnolino. Basterà un cenno o un'occhiata e lui capirà che hai bisogno.
5)  Presta attenzione al cameriere quando è al tuo tavolo. La tua conversazione può interrompersi un istante.
6) Aspetta che anche gli altri commensali abbiano finito di cenare per ordinare il dolce.
7) Non è carino fare lo sgambetto ai camerieri per stare seduti comodi.
8) Ricordati cos'hai ordinato da mangiare.
9) Non parlare con un tono di voce sostenuto. Agli altri tavoli, i tuoi racconti potrebbero non  interessare.
10) Non pretendere di cambiare il pannolino a tuo figlio su un tavolo della sala (si! è successo)
10bis) Non sparecchiare da solo il tuo tavolo usufruendo del tavolo accanto al tuo (si, potrebbe servire per altre coppie)

E voi, siete perfetti clienti di ristorante?



martedì 30 luglio 2013

Plumcake al caffè e Baileys

Plumcake caffè e Baileys
Ho pubblicato ieri, su Instagram, la foto del mio letto che è temporaneamente posizionato in sala da pranzo in modo da permettere alla qui presente e al gentil consorte di dormire almeno 2 ore di fila per notte. Quindi fa caldo a sufficienza per pensare a cose folli. Accendere il forno è, a parer mio, alla stregua di spostare il letto in sala da pranzo.
Ma la voglia di preparare questo meraviglioso Plumcake era superiore alla calura estiva (e poi mica devi stare davanti al forno tutti i 45 minuti di cottura...basta scappare in un'altra stanza!) quindi ho acceso il forno a 180 gradi e iniziato a preparare il composto. Ma prima la storiella del dolce!!

La versione originale è tedesca -e non inglese- e prevede una base di frolla e delle prugne (come dice il nome stesso), una sorta di crostata insomma. Completamente diversa la preparazione inglese e italiana che, al contrario, presenta un impasto liquido e molto morbido grazie alla lievitazione e a una buona dose di burro. Più simile ad un pan di Spagna e nella tipica forma a cassetta, il plumcake può essere fatto con svariati ingredienti ed è perfetto per ogni attimo della giornata. Ecco la mia versione (ma prometto anche quella originale tedesca!).

INGREDIENTI PER UN PLUMCAKE (e due piccolini)

150 gr di burro
100 ml di acqua tiepida
2 cucchiai di caffè solubile
100 ml di Baileys
3 uova
200 gr di burro fuso e fatto raffreddare
350 gr di farina 00 + una bustina di lievito vanigliato

Accendi il forno a 180 gradi e metti il burro a fondere in un pentolino sul fuoco. Sono i primi passaggi indispensabili in modo da avere il forno già in temperatura e il burro intiepidito (è una ricetta molto veloce!).
Scalda 100 ml di acqua fino a renderla tiepida e versa 2 cucchiai di caffè solubile.
Tieni da parte anche 100 ml di Baileys così da avere i liquidi già a portata di mano. Ciò semplificherà tutto il resto della preparazione.Ora occupiamoci della ricetta vera e propria.
In una ciotola sbatti le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto morbido, spumoso e bello gonfio.
Aggiungi un po' di farina alternandola prima al liquore, poi al caffè e infine al burro. In questo modo si eviteranno nuvole bianche e il composto rimarrà morbido.
Fodera lo stampo da plumcake con della carta forno e versa il liquido al suo interno. Ti accorgerai che avanzerà un pochino di impasto. Puoi farci un paio di cupcakes per la colazione del giorno dopo!
Inforna il plumcake per 35-40 minuti poi spegni il forno e lascia il dolce dentro per 5 minuti ancora.
Toglilo dal forno e dallo stampo e lascialo raffreddare su una gratella.

PS: per i cupcakes il tempo di cottura sarà di 25 minuti circa (fai sempre la prova con uno stuzzicadenti!) 






venerdì 26 luglio 2013

Frisella con pomodorini e merluzzo

Frisella con pomodori e merluzzo
30 gradi! Sia in casa che fuori.
17 giorni lavorativi prima delle vacanze.
Del mare nemmeno un progettino di fuga a breve.
E allora il pranzo da vacanza balneare me lo faccio a casa: Frisella con porri, pomodorini Pachino e filetti di merluzzo.

La frisella (o fresella nella variante campana) è un tarallo tipico pugliese di grano duro (o orzo) cotto al forno, tagliato a metà e fatto biscottare nuovamente in forno.

Tipico di Puglia, Campania e Basilicata era, prima del dopoguerra, una pietanza per benestanti dato che i poveri consumavano la versione fatta con l'orzo.
Nella tradizione pugliese la forma data a tale preparazione era prettamente pratica. Essendo un prodotto che permetteva una lunga conservazione, era il prediletto dai pescatori che tenevano le friselle tutte insieme con una cordicella e le portavano in barca, le inzuppavano direttamente nell'acqua di mare (cosa che faremo più o meno anche noi nella ricetta!) e le condivano con il pomodoro e l'olio. Oltretutto era una base perfetta anche per le zuppe di mare.

Oggi la frisella viene servita anche come piatto prelibato nei ristoranti, accompagnata da olio, pomodoro, carciofini e lampascioni nella versione pugliese e aglio, olio, origano, basilico, olive, tonno e/o alici sotto sale nella versione campana.

 INGREDIENTI PER 3 FRISELLE GIGANTI
3 friselle giganti
450 gr di filetti di merluzzo surgelati
1/2 porro
una ventina di pomodorini pachino
olio e aceto
sale, pepe e erbe aromatiche

Mettete i filetti di merluzzo a cuocere in abbondante acqua salata per una decina di minuti.
Toglieteli con una schiumarola, senza gettare l'acqua di cottura dato che vi servirà ora per intingere le friselle e ammorbidirle. Servirà giusto un attimo nell'acqua.
Intanto che il pesce si raffredda e le friselle si ammorbidiscono su un piatto, tagliate il 1/2 porro e i pomodorini pachino. Cercate di fare pezzetti sottili del porro e bocconcini dei pomodorini. Non solo il fattore estetico appagherà la vista, ma sarà anche più semplice da mangiare!
Mettete in una ciotola il porro, i pomodori, il merluzzo e condite con olio, aceto, sale, pepe e erbe aromatiche. Mescolate bene e lasciate riposare una decina di minuti
Con un cucchiaio mettete il composto sulle friselle e, se serve, aggiustate di sale e pepe.



giovedì 25 luglio 2013

Americana come una Apple Pie...siamo sicuri?!?

Tutti conoscono la Apple Pie, tutti hanno di certo sognato di abitare con Nonna Papera per averne un boccone a merenda, almeno una volta nella vita.
E' il dolce americano per eccellenza, tanto che famose sono le frasi "Americana come una Apple Pie" e "andare in guerra per la mamma e la apple pie".
Ma se l'America ne è la terra portabandiera, l'origine di questo dolce è diverso e la storia, per certi versi, decisamente buffa.
Ovviamente la torta alle mele, morbida dentro e croccante fuori nasce in Inghilterra. Le prime testimonianze risalgono al 1381. Troviamo infatti una lista di ingredienti che prevede mele di buona qualità, spezie profumate, fichi, uva sultanina, pere.


Il guscio della ricetta è una pasta e lo zafferano è usato per colorare il ripieno.
Si può notare come il grande assente sia lo zucchero, usato oggi in grande quantità.
Ma nel quattordicesimo secolo veniva importato dall'Egitto e quindi centellinato di certo a causa della poca disponibilità sul mercato e il prezzo non di certo cheap.
Sta di fatto che la dolcezza odierna della Apple pie non era prerogativa nella ricetta iniziale.

Anche nella versione originale olandese si torna indietro di diversi secoli, almeno fino al 1626.
Gli ingredienti sono simili. E' arrivato finalmente lo zucchero insieme alle mele, l'uvetta e la cannella.
Il topping della torta è però a reticolato il modo da rendere visibile l'interno goloso. 

E gli Stati Uniti in tutto questo?!?! Arriva il diciottesimo secolo e finalmente arriva il protagonista principale. 
In America veniva fatta una torta simile ma all'interno si trovava della carne dato che le mele erano sconosciute, almeno fino all'arrivo dei pellegrini con i loro bei semini da piantare.
Inizialmente gli americani decisero di farci del sidro ma intuirono che le mele, nella crosta di pasta, male male non ci stavano.
Ed ecco che finalmente il principe e la principessa vissero felici e contenti... e anche noi!!!

INGREDIENTI per uno stampo di 16 cm.

Per la crosta
160 g di burro freddo a pezzettini
250 gr di farina
un pizzico di sale
10 gr di zucchero
90 ml di acqua ghiacciata con 10 ml di aceto di mele

Per il ripieno
4 mele Granny Smith
il succo di un limone
50 g di zucchero
1 cucchiaio di cannella
1 cucchiaio di farina
un pizzico di sale
1 cucchiaio di panna fresca.

un uovo e un pochino di latte per spennellare la superficie


Inizia a preparare le mele. Devono stare in macerazione il più a lungo possibile ed è quindi comodo iniziare da questo passaggio.
Affetta le mele e aggiungi il succo di limone, lo zucchero, la cannella, la farina, il sale e la panna. Amalgama e lascia riposare per almeno 30 minuti.
Nel frattempo prepara la pasta.
Unisci in una ciotola la farina, il sale, lo zucchero con i pezzetti di burro. Inizia a tagliuzzarli con due coltelli in modo da creare un composto sbricioloso. Poco alla volta aggiungi il mix di acqua e aceto. Non metterlo subito tutto. Potrebbe non servirti completamente. Il risultato deve essere una palla morbida e compatta.
Lasciala riposare una mezz'oretta in frigorifero.
Accendi il forno a 200 gradi.
Rivesti una teglia con della carta forno. Dividi la pasta in due porzioni, tirando una delle due parti con un mattarello in modo da creare la base della nostra torta. Stendi la sfoglia sulla base della teglia e riempila con le mele e il succo creatosi.
Ora tira la parte di pasta rimanente e ricopri la torta. Ripiega i bordi verso l'interno in modo da chiudere perfettamente la torta.
Spennella tutta la superficie con un uovo sbattuto con il latte e distribuisci una maciata di zucchero.
Pratica 4/5 tagli verticali al centro e inforna per 40/50 minuti.
 Lasciala riposare a temperatura ambiente una trentina di minuti.
Si può servire sia calda che fredda accompagnata da panna o da gelato alla vaniglia.